Do You like book Don't Call It Night (1997)?
Crepuscolare. Non capisco se mi è piaciuto o no, la storia mi piaceva, mi piaceva l'ambientazione in mezzo al nulla del Negev. Mi sono piaciuti i personaggi, l'atmosfera creata nella storia, le digressioni africane e sudamericane. Eppure... Non lo so, sarà lo stile della narrazione che non mi ha convinto, boh? E' molto lento, d'altra parte rende bene di come dev'essere la vita in un villaggio del Negev. Non so... Diciamo che non lo regalerò a qualcuno che parli italiano qui come faccio di solito, perché non sono convinta che sia un bel libro. Mah. Forse è un libro che va letto in un altro momento della vita. Ci ritenterò tra 15 anni, se mi ricordo :)
—Natalia Pì
Opino que es un libro bonito, hay pequeños fragmentos muy delicados y bellos que lograron cautivarme. La narrativa de Amos Oz, o por lo menos de este libro, me recuerda un poco a Idilio (Benedetti); una pareja madura, enfrascada en la rutina y propensa a frecuentes discusiones. Tiene su toque real y ligeramente romántico. Y sin duda mi parte favorita fue el capítulo donde Teo cuenta cómo conoció a Noa. Dos personajes, a mi manera de ver, compenetrados y heridos. Me agradaron especialmente las descripciones sobre el desierto y la vida en él, porque es parecido al pueblo de Casas Muertas; es un lugar surgido entre el sueño y la fantasía, amenazado con ser engullido por el desierto hasts que no queden rastros. Posiblemente (y hablo sin saber) no sea la mejor novela de estr autor.
—Fabiola
Libro letto per il mio gruppo di lettura. Mia prima volta con Amos Oz.Questa è la storia di Noa e Theo, 45 e 60 anni, che vivono nel deserto in un paesino di 9000 abitanti.Si piacciono e si vogliono bene. Da quando però Noa inizia a dedicarsi alla costruzione di un centro di accoglienza per tossicodipendenti la loro storia inizia a complicarsi un po’.Più che la storia in sé mi sono piaciuti i racconti paralleli o i flashback nella vita di Noa e Theo, a quando si sono conosciuti. Pure i personaggi secondari non scherzano: Chuma, la zia vegetariana tolstojana, Amalia la bibliotecaria, il turista irlandese in cerca della sua Daphne, il padre di Noa in sedia a rotelle che fa collezione di cartoline di luoghi dove non è mai stato e spia i vicini col telescopio dal tetto di casa. Mi è sembrato un libro più complesso di quello che sembra. La narrazione è un po’ lenta, al limite del noioso in qualche punto. In generale ho fatto fatica a leggere più di 30 pagine per volta. Da rileggere, almeno in alcune parti.Da antologia le 4-5 pagine che racchiudono la storia dello scimpanzé allevato dalla famiglia di Avraham Orvieto. Libro che, per me, si apprezza più alla fine che durante la lettura. Tre stelle abbondanti. [71/100]
—Marcello S