Se Jane Austen affermava di lavorare con un pennello su un piccolo pezzetto d’avorio, Edith Wharton, secondo me, avrebbe potuto benissimo affermare che lei lavorava, intagliava, lucidava, una gemma d’ambra. I libri scritti dall’autrice americana sono dei veri piccoli gioielli, molto spesso brillanti certe volte un po’ meno.Il sonno del crepuscolo è uno degli ultimi romanzi scritti dalla Wharton. Ambientato a New York nei ruggenti anni ’20, il libro racconta le vicende di Pauline Manford e della sua famiglia.Pauline Manford è una donna dell’alta borghesia newyorkese, molto sicura di sé che ha sempre i minuti contati; seguace di guru e guaritori, filantropa a tempo pieno le sue giornate sono sempre impegnate da “esercizi euritmici”, massaggi per il viso, meditazione, incontri e discorsi al Comitato per il controllo delle nascite e all’Associazione del Giorno delle Madri. Una donna per cui anche la Pasqua anticipata può diventare un problema.Pauline è talmente impegnata da non avere tempo neanche per una chiacchierata con sua figlia Nona. Nona è la figlia che ha avuto dal suo secondo matrimonio con Dexter Manford. Il suo primo marito, Arthur (chiamato affettuosamente da tutta la famiglia Dossier A, nome con cui sono segnati gli appuntamenti nell’agenda di mrs. Manford) è l’ingannevole e alcolizzato padre di suo figlio Jim. Jim, è sposato con Lita, una giovane ragazza che sembra uscita dai libri di Fitzgerald, che passa da una festa all’altra e desidera sfondare a Hollywood; per realizzare questo suo desiderio sarebbe pronta anche a divorziare dal marito…La trama del romanzo ruota attorno alla famiglia Manford, una famiglia allargata degli anni venti, che si lascia travolgere in un vortice frenetico di falsi interessi e d’attività tra le più disparate, futili, contraddittorie e dal tentativo di Pauline d'impedire il divorzio di suo figlio. Ogni volta che leggo un romanzo di Edith rimango affascinata dalla sua capacità di fine ed acuta indagatrice della natura umana. Questo romanzo è un capolavoro di ironia e acume, che raffigura con disincanto l'inflessibile società newyorkese degli anni venti.La Wharton dipinge così bene i suoi personaggi tanto da renderli reali, anche se magari sono poco approfonditi a livello psicologico (come in questo caso): dalla perfezionista e super impegnata Pauline a Nona, che prova a custodire i vecchi valori di lealtà e fedeltà nonostante la sua giovane età; da Lita, l'apatica nuora, considerata una gran bellezza, che passa da una festa all'altra per fuggire dalla prigione che è diventata la sua vita a Dexter, sempre impegnato con il lavoro e in piena crisi di mezza età; da Arthur, primo marito ormai in declino nella società newyorkese ad Amalasunta di San Fedele, la marchesa che carpisce prestiti e regali ai ricchi parenti americani minacciando di far sbarcare nella grande mela il suo figliolo dongiovanni, Michelangelo.Il sonno del crepuscolo del titolo non è altro che lo stato fisico e mentale, fatto di feste, tradimenti, lavoro, denaro, ricerca della spiritualità, distacco emotivo, nel quale i personaggi si perdono per evitare di riflettere sul senso della vita che conducono, ma impedendosi così qualunque possibilità di raggiungere la vera felicità.Twilight Sleep, è uno dei romanzi meno conosciuti della scrittrice americana e nonostante la trama racconti una vicenda molto semplice e all’apparenza superficiale, è un romanzo molto più “oscuro” di quello che possa sembrare. Il finale è avvolto nella nebbia: un’attrazione troppo grande, troppo pericolosa, un letto intatto, un urlo e uno sparo nella notte… la fine si può sentire arrivare dalle pagine precedenti e i dubbi del lettore rimangono irrisolti anche se quest’ultimo si fa un’idea di quello che è realmente accaduto.Ho fatto fatica a chiudere il libro, perché la scrittura scorrevolissima della Wharton è sempre magnifica; anche in questo caso sono presenti, come in ogni suo libro, il suo inconfondibile stile e la sua capacità di raccontare con sottile e cinica ironia le rigide convenzioni, le ipocrisie e ogni sfumatura della buona società americana dei primi decenni del ‘900. Un romanzo molto attuale, incredibilmente moderno, che fa molto riflettere sul matrimonio, sul denaro, sul divorzio e su tanti problemi che riguardano ancora la società, a dimostrazione che, dopo quasi un secolo, non è cambiato poi così tanto da allora.Posso affermare che questo romanzo è stata l’ennesima dimostrazione che non mi stancherò mai di leggere un libro della Wharton. […] e quando i nervi dei ricchi vanno fuori giri il rimedio, piacevole del resto, e immediatamente prescritto è un viaggio.
Stavo facendo fatica con la lettura di una biografia e mi sono detta "leggiamo Edith, lancerà qualcuna delle sue stilettate e mi farà ridere". Quello che voglio dire è che dalla Wharton mi aspetto sempre una sferzata, la prendo in mano quando voglio qualcosa di ben scritto, di pungente, di ironico ma anche di struggente. Twilight Sleep è, tra i suoi romanzi che ho letto (quasi tutti), probabilmente il più debole, è come se mancasse qualcosa, come se la scrittrice stessa fosse presa dalla noia dei personaggi (ma forse questo è un pregio? Sicuramente rende benissimoi l'atmosfera). I protagonisti sono, appunto, dei ricchi newyorchesi che si annoiano a morte o che sono insoddisfatti della propria vita e cercano di sfuggire ai pensieri in modi diversi, chi con le scappatelle, chi ballando fino al mattino, e chi, come la matriarca, Pauline Manford, vivendo una vita piena di impegni, di comitati, di appuntamenti per massaggi, di filantropia. Ha persino una segretaria, ma si capisce ben presto quanto questa vita piena sia in realtà vuota, gli appuntamenti un modo per distrarsi dal non avere niente da fare e da un matrimonio (il secondo) che ormai da anni è scivolato nella semplice amicizia tra coniugi, amicizia che forse non è neanche tale, a giudicare dalla perenne stanchezza e irrabilità del marito Dexter. La trama consiste nel tentativo della famiglia di cercare di impedire a Lita, moglie di Jim, figlio di primo letto di Pauline, di lasciare il marito per andare a Hollywood. Il divorzio, nella New York del 1927, non è più lo scandalo del 1870, anzi può essere persino contemplato se si sa come gestire il fall out, e la stessa Pauline, organizzatrice e controllatrice instancabile, ci è riuscita. Per questo non sono riuscita a capire perché i personaggi si affannassero tanto, soprattutto perché Jim compare poco nel corso del romanzo e non sono riuscita più di tanto a capire come e perché amasse così tanto la moglie (la più annoiata di tutte, ma che infine mi è risultata simpatica perché almeno è consapevole della vacuità della vita che conduce, e che è lucidamente alla ricerca di una distrazione dopo l'altra) e dunque perché tutti continuassero a ripetere che gli si sarebbe spezzato il cuore se la moglie avesse chiesto il divorzio. In più si accenna a uno scandalo nel caso che Lita finisse veramente in un film, ma l'ambiente sociale in cui si muovono i Manford non è descritto con abbastanza dettaglio per farci capire, davvero, le conseguenze di una cosa simile. Si è trattato di una lettura piacevole, ma che non mi ha convinto a fondo, cosa che mi dispiace perché la Wharton è capace di essere profondissima nella descrizione dei personaggi e dei loro dilemmi anche in molto meno spazio.
Do You like book Twilight Sleep (1997)?
Either this book was really boring, or it was a very clever metaphor for the boring lives of the characters within. It never seemed to get to a point. I suppose I would have to read some other books of Wharton's to be able to decide.I think one of the reasons for my impatience might be that I misread or misinterpreted the cover summary...I was under the impression that the characters were going to discover some actual drug that was going to liven up their lives/numb their blinding boredom and put them in the titular "twilight sleep". So I kept waiting for them to start talking about this drug, but instead they kept rambling on about pointless dinner parties, nights out dancing, redecorating their houses, seeing faith healers, and making speeches for contradictory causes. Ohhhhhhhh, I realized as I was about 3/4 of the way through...it's a METAPHORICAL drug. Doh.Then there was the slogging through the inane reasonings of the mother Pauline and her incessant activities, and hearing about the teeth-grindingly maddening exploits and attitudes of the sister-in-law Lita...these characters were so unpleasant, it made me not want to pick up the book again every time I put it down (which were numerous). The climax, when it came out of the blue, seemed clumsy and contrived, and I'm still not really sure what actually happened. WAS Exhibit A the perpetrator in Lita's room? Eh--in the end, I don't really care.
—Erin
Good, but not great, especially by Wharton standards--in general, way too on the nose. Too much: "'Well, don't that crowd always keep on going to the same shows over and over again? There's nothing they hate so much as novelty--they're so fed up with it!'", and other snatches of dialogue belonging to caricatures, not humans, and not quite enough: "She had always meant to be cultivated--she still thought she was when she looked at her bookshelves. But when she had to compose a speech, though words never failed her, the mysterious relations between them sometimes did."
—Alwa
Reading this book felt like going right to the heart, Vivian Gornick-style, of what Wharton is trying to work out through her fiction. Like Newland Archer from The Age of Innocence, she seems to feel on a gut level that people should be free to follow their own inclinations, especially when it comes to romantic love, but she keeps returning to the question of how it can be possible to pursue that path without trampling on the needs and feelings of others. She looks at the problem from every angle. When her characters are good, like Ethan Frome or Ellen Olenska or Nona Manford, you want to shake them out of their seemingly compulsive need for self-sacrifice. When they're selfish, like Undine Spragg or Lita Wyant, you wonder along with Wharton how anyone can figure out how to behave decently in a society where individual desires take precedence over the common good. It's easy to see how the characters who jump from one whim to the next will never be happy with anything. But the ones who are too conscientious for that are also unlikely to be happy.Somewhere a balance needs to be struck, and Twilight Sleep doesn't provide any answers about where that point is. But it feels like an achievement just to have identified the question.The book loses one star for me because the ending doesn't work. I think it's one of those endings that some people will have seen coming from the beginning, and for them it will be perfect. But for me it didn't click in that way, so it fell flat.
—Shannon