Am I desperate?Myself: Ma', sai che sto leggendo un libro bellissimo? La lunga vita di Marianna Ucrìa. Mi piace la Maraini. Ha uno stile meraviglioso, mi ricorda quella sensazione che percepisco quando leggo quelle penne delicate che ti costruiscono immagini su immagini in un modo tanto lieve e dolce e saggio e amaro tutto assieme che non puoi fare a meno di dire "oh..".Cioè, la sensazione che percepisco non è semplicemente lo stupore di un "oh..", ma piuttosto quella strana immagine che mi si viene a creare dietro gli occhi mentre lascio scorrere le parole: i cocci rotti sulla sabbia. Io non so perché mi ritorna sempre quest'immagine, forse la prima volta che ho letto di uno stile del genere - francamente non mi ricordo, è grave? - si parlava di cocci rotti sulla sabbia. Stento a crederci, secondo me è una cosa che mi sono costruita io. Inconsapevolmente associo la poesia di questi stili ai cocci rotti sulla sabbia. Io penso che il coccio abbia qualcosa di molto poetico, specie quelli chiari. E molto vicino a come trovo io la penna della Maraini e di altre con un tocco simile. Il coccio ha della grazia, ed evidentemente senza saperlo penso che i cocci rotti sulla sabbia siano il massimo. Vammelo a spiegare, mbah. (Silenzio) Myself: ..ma'?Mamma: No, scusa, non ti stavo ascoltando. Che hai detto?Myself: ...Myself: (guardando l'astuccio della sua compagna di banco) ...sai che adesso sto leggendo La lunga vita di Marianna Ucrìa?Compagna di banco: ..davvero? Myself: di Dacia Maraini.Compagna di banco: ..ah, sì! (aria da gran intenditrice)Myself: Bellissimo, veramente.Compagna di banco: ..(sorride)Myself: probabilmente prima o poi leggerò tutti i suoi libri. Compagna di banco: ..mi fa piacere! Myself: ..(presentimento inspiegabile: l'argomento appena cavato fuori non è di alcun interesse per la mia interlocutrice)Compagna di banco: ..Myself: ..eeeh, bé. Già già. Myself: (tira fuori il libro, guardando lo stabilimento elettrico dal finestrino del trenoAmica1: (aria perplessa, vedendo il titolo)Amica2: ..aspetta, (tono trionfante) ne ho GIA' sentito parlare da qualche parte.Dentista: (di spalle)Myself: (quasi quasi provo ad abbordare la dentista..)Assistente: (là tutta figa al suo computerino)Myself: (sarà un po' difficile sostenere una conversazione letteraria mentre avrà le mani dentro le mia bocca e mi terrorizzerà con i suoi attrezzi, però non dovrebbe essere un'impresa impossibile..'un se sa mai..)Myself: (..okay Anastasia, questa è una delle idee più malsane che tu abbia mai avuto)Uno dei miei quattro gatti, Alfiere: (guarda con aspettativa)Myself: (ricambia lo sguardo con curiosità, s'illumina di immenso, ne approfitta) sai, Alfiere, secondo me è lo stile che mi frega.Alfiere: (guarda senza battere ciglio)Myself: Io ho questo vizio o forse questa debolezza per cui se lo stile mi strega, comincio a fregarmene di eventuali difetti della trama. Non è che la storia di Marianna abbia grandi difetti, assolutamente. Poi questa scelta di prendere come protagonista una duchessa sordomuta non è male, o almeno, io non ho mai letto di duchesse sordomute ai tempi del Settecento, quindi ho una mezza illusione che sia persino originale. Oddio, secondo me Marianna ha il connotato tipico della martire timorata di Dio, e mi ricorda parecchio La principessa di Clèves della madama Lafayette, solo che la nostra Marianna si sveglia un po', mentre l'altra si rincretinisce fino all'ultimo. Alfiere: (inclina la testa, continuando a guardarla attento) Myself: sì, va bene, va bene, e tutte le convenzioni sociali e il fatto che essere una donna con le palle e ribelle ai tempi del Seicento non era credibile secondo una corrente realista, HAI ragione. Però La principessa di Clèves era l'iperbole per eccellenza di tutta questa corrente letteraria della donna imprigionata dalla società. Comunque io veramente non volevo parlare di lei, ma piuttosto di Marianna e di Dacia. Alfiere: (socchiude gli occhi)Myself: All'inizio pensavo che la Maraini compressasse troppo, capisci? Insomma, aveva sbrigato l'infanzia della sua protagonista nel giro di due o tre capitoli e poi ce la ritroviamo già sposata. Oddio, in realtà ai quei tempi si sposavano a dodici-tredici anni, quindi non passa poi così tanto tempo dall'infanzia al matrimonio, però mi sembrava comunque che saltasse fin troppo per come avrei voluto saperla io. Non sappiamo come sia stata l'esperienza del primo figlio, la vediamo in veste di gravida solo al terzo. Però ormai a fine libro non ci sembra un vero difetto, in fondo ciò su cui voleva fare luce era la parte nel mezzo. Non la pensiamo così, Alfiere?Alfiere: (chiude gli occhi e li riapre)Myself: Cos'è, ti sei talmente immedesimato in Marianna che ti sei fatto muto pure tu? (avverte quell'inquietudine di chi si rende conto di parlare con un gatto da almeno qualche minuto) Però, cavolo, ormai sono stata talmente infinocchiata dal libro della Maraini che, se effettivamente ci fossero altri difetti, io nell'imbambolamento non me sarei neanche accorta. Per me è bellissimo e faccio fatica a parlare contro di lui. Alfiere: (fa che sedersi, qualche secondo dopo cambia idea e si da al completo relax: si sdraia scoprendo la pancia grassotella, intanto continua ad ascoltare)Myself: E pensare che all'inizio pensavo che alla fine del viaggetto letterario sarei dovuta venire su aNobii e goodreads con la coda nelle gambe per dire che non mi è piaciuto. Ci è voluto poco, nel giro di poche pagine ero già pronta alle cinque stellette. Quando mi accalappiano, mi accalappiano senza falli. Avrei persino rinominato il libro: Il lungo risveglio di Marianna Ucrìa. Tu che ne pensi di tutto questo ambaradàm?Alfiere: ..mweoh. Myself: Cavolo, a volte sei talmente good a simulare uno sguardo attento e in grado di capire che per qualche secondo ci casco sul serio. (pacca sulla testa) Non avrei saputo sintentizzare meglio. E allora rubo le parole al mio gattone, e dico MWEOH!
En una entrevista reciente, con motivo de la publicación en castellano de Bagheria, Dacia Maraini lanzaba una de las claves para entender su obra: la pelea, la indignación frente a las injusticias y la necesidad de cambiar esa realidad. Quien haya leído su libro, una evocación de aquel espacio familiar que cobijó la segunda parte de su infancia tras sufrir el exilio y la experiencia de los campos de concentración, reconocerá la presencia de esos elementos en su escritura. Allí donde las palabras despliegan un mapa tridimensional que aúna lo emocional, lo histórico y lo político, Maraini no deja de invocar la lucha que, a menudo silenciosamente, larva la identificación de una mujer. No en vano, no son pocas las voces femeninas que protagonizan sus libros. Junto a la de la propia autora se encuentran las de Piera Degli Sposti -cuya historia llevaría al cine Marco Ferreri- o la Duquesa Marianna Ucrìa, cuya novela acaba de recuperar en catalán la editorial barcelonesa Minúscula.Compartir una voz, en el caso de Marianna Ucrìa -sordomuda a causa de un episodio traumático acaecido con tan solo cinco años-, no es un mero recurso literario. Al contrario, Maraini presta el músculo a cada palabra silenciada, a cada vivencia ocultada bajo las ruinas, físicas y emocionales, de una Bagheria perdida en el tiempo. Como un paisaje narrado, la escritora italiana hace de historiadora y de intérprete, describe el detalle y también el impulso que anima cada paso en la larga vida de su protagonista. Una vida que se desarrolla en ese periodo en el que Europa comenzaba a vestir otra manera de entender las cosas, que encumbraba la razón y trazaba una serie de líneas divisorias entre los hombres y sus relaciones. Una transición que, en cierta manera, acompaña a la madurez de Marianna, a medida que descubre y asume una voluntad y una existencia propias desligadas de cualquier contrato u obligación más que para consigo misma.La llarga vida de la Marianna Ucrìa se inicia con una infancia, la de su protagonista, interrumpida por su temprano casamiento. Las impresiones del padre, de su madre y sus hermanos abundan en descripciones trufadas de olores, gestos y pequeños detalles que Marianna recaba incansablemente, como un tesoro que describe la curiosidad de su vida interior. En una época de episodios breves, donde la madurez arriba durante la adolescencia y la senectud despierta rozada la cuarentena, Maraini narra una vida acomodada en su fugacidad, casi inerte, entre partos, abortos y satisfacciones maritales, donde la mujer queda ocultada bajo la maternidad y la madre devorada por unos hijos con los que apenas le separan unos años de diferencia. En ese primer tercio, Maraini evoca la vida de su heroína como lo hiciera con la suya propia: un torrente de sensaciones inunda cada página, desde el fuerte olor que desprende el delantal de Innocenza hasta el aliento tibio del hijo enfermo que acaricia el dedo de la duquesa cuando lo pone junto a sus pequeños labios. Así, como una imagen tridimensional, sentimos la presencia, entre tierna y opresiva, de una Bagheria que poco a poco cimentará el deseo de emancipación de su protagonista.Deseo, un concepto labrado al calor del hombre. Eso anhela Marianna, lo que su matrimonio ha frustrado, lo que sus lecturas de David Hume empiezan a intuir. El deseo que siente por uno de sus criados, al que educa y refina, ama y rehuye, consciente de la distancia insalvable que los separa. Frente a la intolerancia de su hijo, frente a la incomprensión de su hermano, Marianna goza en su madurez de viuda de todo aquello que hasta entonces le había sido vedado. Algo parecido a unas emociones morales que colorean cada uno de esos detalles que el resto de sentidos, a falta del habla, había aprendido a potenciar. La ternura con la que trata a Saro, el criado, en su coqueteo sentimental; el gesto maternal, entre delicado y autoritario, que siente por Fila, una hija postiza a la que ha terminado más ligada que a sus propias hijas; el tráfico de ideas y pensamientos que intercambia con Giacomo, lo más cercano a un compañero que hallará en el camino. Cada una, una pequeña porción que reúne esa vida tardía que su protagonista empieza a experimentar cuando el resto de mujeres se marchitan.Con La llarga vida de la Marianna Ucrìa, Dacia Maraini elabora el retrato de la identificación de una mujer en tiempos de contratos y posesiones, donde el faro de la razón no iluminaba a todos por igual. En una novela tan hermosa, donde las impresiones de su personaje juegan un papel fundamental, Maraini consagra cada descripción a todas las emociones, incluidas las más diminutas, que pintan el lento despertar de la existencia de la duquesa Ucrìa. Entre la niña que se desmaya ante la poderosa visión de unos condenados a la horca y la mujer que acepta su exilio en plena posesión de su vida interior, se encuentra un fresco ambicioso de la historia de una Europa que dejó de pensar con las manos para aprender a liberar sus ideas. Una historia dolorosa, plagada de muertes e injusticias, cuyos vestigios son ahora las ruinas de la Bagheria por la que Maraini pasea las suyas propias durante estos años de infancia interrumpida. Dos siglos de diferencia unidos por un mismo hallazgo: el reconocimiento de una identidad y una vida interior plenas.Publicado en Détour
One of the joys, and dangers, of a kindle is that no sooner have you thought, “I wonder could I get a book on X, Y or Z”, when there it is, as if by magic (albeit one with a credit card bill eventually). When on holidays in Sicily this year, I thought I’d like to read a book based here, and this is what I plumped for. Overall, a good impulse buy.Marianna is literally, as well as figuratively a deaf mute living in 18C Sicily. Married to her uncle, she becomes a young mother. The book is a series of vignettes from Mariannas point of view from the age of about 7 til middle age. Though these vignettes we get a sense of how constricting live was, for a noble and vicariously, for their servants.You can see Mariannas growth as a person, shying away from conformity even as it surrounds and encloses her. An independent thinker, the lack of ability to communicate outside of notes means that her internal monologue is not crystalline and untouched. Don’t read if you are looking for interpersonal relationships, or politics, but do if you want the story of an engrossing woman alone.
—Deirdre
damn you goodreads!!! I wrote a perfectly marvelous review of this book, and you lost it into the ether! egads!!! I'll try again, but no promises that this review will be as eloquent as the prior.wow - what a read. On the surface, a light, simple story of the life and times of a deaf-mute early 18th Sicilian aristocratic girl named Marianna, who was forced, at 13, to marry her uncle (mother's brother)... NOT weird for that time, at least not among the aristocratic. The family is all sorts of inbred and dysfunctional, but hey, again, that was the norm for that time period among that level of society. The story sweeps through her life, her family, the scenery, the scents (a lot of detail on the scents -it's her strongest sense), the trials and tribulations of living in Sicily in the early 1700s. Also there is a little bit of mystery - it seems that Marianna has vague recollections of sounds, and that possibly, something traumatic happened to her in her early childhood, at which point she lost her ability to both hear and speak.Actually, the story is much deeper that that. Our deaf-mute heroine works as a symbol of women of that time. Their fate was either to be married off at a young age or head to the convent. They did not have a choice - they really did not have a "voice" in the matter! A-ha, you say! Exactly, I say. Marianna did not have a voice, literally, and figuratively. And, because she was also deaf, she was treated differently and was often considered simple. We are privy to Marianna's thoughts, so we know that she is not simple. She is quite smart, and quite well read and quite capable.(right now I am really wishing goodreads had not lost my review... it was a good one.. this one pales in comparison)It appears that either Marianna can actually read other people's minds, or, more likely, her other senses are so keenly developed that she is able to infer what people are NOT saying.In any event, you can enjoy this book on its simple level, or delve into it a little deeper and explore the oppressed lives of voiceless women.note - this book was written in Italian, and translated into English. The author is a famous and prolific contemporary Italian author.one complaint (minor) - not enough detail on the food!!! the meals sounded sumptuous, but I wanted more. And no, I wasn’t hungry when I read this book. I suppose the book is not supposed to be a gustatory travelogue of 18th century Sicily, but the first level of the book could function even better if the menus were enhanced. ;)
—Amy