Un italiano asciutto e poetico al tempo stesso che affascina e trascina nella storia di un quotidiano gigantesco, tali e tante son le emozioni e i sentimenti che lo popolano. Personaggi bellissimi, descritti senza sbavature, con tratti precisi. Peccato per la parte centrale, che capisco serva come stacco nella storia, ma avrei preferito altra soluzione. Per questo manca la quinta stella.Si può dire una bella storia. Letto tutto d'un fiato, perché volevo vedere se davvero andava a finire come avevo immaginato dalle prime pagine. E va a finire proprio così. Storia banale, infarcita di luoghi comuni da Sardegna magica che fanno venire il voltastomaco. Mentre lo leggevo mi sentivo come Medina Reyes nei confronti di Garcia Marquez: "Non nego la sua qualità di scrittore, ma quelli della mia generazione non si riconoscono nel realismo magico. Lo stile che ha incantato il mondo è una formula usurata per lettori nostalgici, di cui approfittano venditori di fumo come Isabel Allende". Ecco, io sicuramente non sono Medina Reyes, ma anche Michela Murgia di certo non è Garcia Marquez.Insomma, insopportabile l'atmosfera del paesino sardo degli anni che furono, scritta ad uso e consumo dei lettori continentali. O dei sardi che vogliono riscoprire le loro magiche radici.A parte tutto questo fastidio, ma che è un fastidio solo mio e che a tanti altri può piacere, ho notato delle cose strane. Primo: il modo di scrivere "tzia" e "Frantziscu". Ma il "tz" non si usa in luogo della doppia zeta? O almeno, nei cognomi sardi non funziona così? E allora perché scrivere "tzia" o "Frantziscu"? Per fare vedere che sono robe davvero sarde, genuine al 100%? Però può essere che mi sbagli, pur essendo sardo, e parlando in sardo, non sono un sardologo. Per fortuna.Secondo: i dialoghi. Ma in un paesino della Sardegna degli anni cinquanta e sessanta si parlava in italiano? Non credo. Al di fuori dell'ambito scolastico io ho sempre parlato pochissimo in italiano e sono nato nel 1982, quindi parecchi anni dopo l'ambientazione del romanzo. Che poi i dialoghi in italiano potrebbero pure starci, ma delle due l'una: o i dialoghi sono una trascrizione in italiano di ciò che è stato pronunciato in sardo, e allora le espressioni in sardo non c'entrano nulla, oppure siamo di fronte a mezzi analfabeti che nel 1957 parlavano perfettamente in italiano infilando ogni tanto una battuta in sardo. Ecco, va benissimo sospendere l'incredulità per godere di un racconto, ma fino a un certo punto.Terzo: ma si poteva stare per tre mesi in coma, negli anni sessanta, in casa?
Do You like book La Acabadora (2011)?
La morte come ultimo dono. Non sento di dover aggiungere altro. Se non: stupendo!Leggetelo!
—charlie
Un inizio un po' lento per una storia che poi prende il volo e tocca corde profonde.
—webox
Sono a pagina 5. E' già eccezionale.A libro finito posso solo confermare.
—lyndalel
I liked the writing flow and the Sardinian feeling it gave
—christine
Adesso so qualcosa di più sulla cultura sarda.
—hello