In questo momento sono ancora in adorazione.L'oggetto di questa mia smodata ammirazione è Elizabeth Strout. Cominciavo a temere di dover dire addio ai cinque mensili. Di solito fra letture mediamente piacevoli, c'era sempre quella chicca, che in qualche modo incoronava il mese. Ultimamente la media dei miei voti alle lettura s'era notevolmente abbassata. Non capivo se fosse perché io m'ero inacidita, oppure perché davvero era un periodo un po' smorto. Ora sono propensa ad optare per la seconda. Elizabeth, benvenuta nella mia Cerchia degli Eletti. Ma chi è Elizabeth Strout? L'autrice in questione è una scrittrice statunitense del '56, vincitrice di un bel po' di premi fra cui un Pulizter per Olive Kitteridge. Laureata in legge con risultati brillanti, si lancia nella narrativa. Non c'è una naturale conseguenza fra i due eventi, ma noi lo ignoreremo.Amy e Isabelle è il mio primo incontro con lei, e credo ciecamente che sia l'inizio di un amore memorabile e duraturo. Sono già pronta alle smancerie e alle fusa, con tanto di "pitti pitti" e "tesorino" e altra roba che non ha un vero e proprio riscontro nella vita reale.Questo libro non ha assolutamente nulla di originale o nuovo, una storia che volendo abbiamo sentito tante volte: alla tv nelle serie-tv, nei film, a volte forse persino nei telegiornali, nei libri, nella vita di tutti i giorni (oddio, sinceramente a me non è mai capitato), però è fatto talmente bene, con tanta cura e tanto talento che questo è un punto irrilevante.Il rapporto fra Isabelle sua figlia, Amy, non è propriamente un rapporto sereno. Nei momenti in cui si ritrovano da sole preferiscono stare in silenzio, anche se avrebbero qualcosa da dirsi, anche se Isabelle vorrebbe dire alla figlia che le vuole bene, anche se Amy vorrebbe dire a sua madre che non la sopporta più. Non riescono a comunicare, il silenzio sostituisce qualsiasi parola, Isabelle vorrebbe che la figlia le raccontasse di sé, che la rendesse partecipe della sua vita, ma capisce di essere troppo lontana da lei, che ha collaborato a costruire quella barriera che le divide quasi da sempre. Isabelle ha paura di sua figlia, ha paura dell'idea di essere respinta, ha paura che le rinfacci la sue scarse capacità come genitore, ed Amy ha paura di sua madre, a volte semplicemente ha paura di farla arrabbiare, altre di deluderla, di sfasciarle l'idea di un'adolescente modello. Fra la paura, l'incomprensione causata dall'incapacità di comunicare, si aggiunge anche la differenza fondamentale fra loro due. Isabelle è un trentenne dai capelli perfettamente ordinati e con un collo alto alto che ricorda un cigno, rigida, timorosa, riservata, ossessionata dall'ordine: non può trattenersi dal correggere sua figlia nel portamento, dal rimproverarle un atteggiamento troppo trasandato a tavola, perfino dall'impedirle di usare un linguaggio poco fine per lei. Dipende dalle apparenze, si demoralizza se il gruppo della parrocchia la deride di nascosto, ha paura di esporsi troppo, non da troppa confidenza a nessuno per paura di scoprirsi, effettivamente, con delle debolezze e dei difetti.Amy è una sedicenne dagli occhi pieni di meraviglia - presi dalla madre -, dai capelli ricci e lucentemente biondi, amante della poesia, passionale, forse un po' ingenua, con tante e tanti piccoli segreti che non rivela e, in parte, non rivelerà mai a sua madre. Come dirle che fuma? Sua madre, che da piccola si asteneva sempre dall'aspirare anche solo una boccata di fumo dopo la scuola? Isabelle, che si è sempre fatta in quattro da ragazza per rispondere alle aspettative di sua madre, e in fondo spera che Amy faccia lo stesso? Il divario fra le due arriva al culmine in una sorta di incidente che evidenzia ad Isabelle quanto poco conosca di sua figlia, ed è in fondo il motore di tutta la storia. Non sappiamo cosa è accaduto a loro, quale sia l'incidente fatale da cui non possono più tornare indietro, che ha addirittura cambiato la loro vita e il modo di guardarsi, quasi con timore, riluttanza. Proprio dalla frattura insanabile parte la storia, che fa un balzo indietro per tornare al principio, spiegarsi e coinvolgere molto moltissimo. I due personaggi si prestano tantissimo allo stereotipo, ma è proprio qui che scatta parte della bravura della Strout: le definisce così bene, ce ne offre un ritratto a 360°, ne smussa i contorni, sonda il loro animo, in modo da renderle reali. Da tempo non leggevo un autore contemporaneo così bravo nell'analisi psicologica dei suoi personaggi, praticamente non fallisce mai, neppure nei minimi dettagli. E poi, leggerla è un piacere: questo suo stile minuzioso, ma allo stesso tempo delicatamente leggero, capace di definire un'immagine in due, tre parole massimo. E che immagini, specialmente se guardiamo dall'occhio suggestionato di Amy. Ha una tecnica narrativa invidiabile: incastra ogni personaggio alla perfezione, è capace di tenere costantemente il lettore in attesa con colpi di scena spezzati a metà, ripresi dopo, anticipazioni che non rovinano assolutamente il senso di "scoperta", ma non fanno che aumentarla ed allettarla. Fra il coinvolgimento del lettore che, leggo in tante altre recensioni, è sempre alto, lo stile delicato, ma sempre scorrevole, della Strout che personalmente mi ha incantata e la definizione di ogni personaggio così attenta, io mi sento di dire che Elizabeth Strout è una Signora Scrittrice.
Another amazing book -- I'd place this right up there with the two Lionel Shriver books I've been raving about.I read Elizabeth Strout's "Olive Kitteridge" earlier this year, because it was a finalist for the National Book Critics Circle Award -- my fave award next to the Booker. "O.K." was quietly powerful, and I enjoyed it. After I read it, it won the Pulitzer (unrelated events, I'm sure), which was a pleasant surprise, since Pulitzer Prize winners are so hit or miss for me.Well, "Amy and Isabelle" was written about a decade earlier (late '90's, I believe), and after rooting around for a good read, I settled on this one. And was riveted from the beginning. I read the book in almost two sittings -- which is not something I'm able to indulge in (or should indulge in) given how Ava's sleep schedule affects mine. But I could not put this book down. And it's not a "page turner" in the thriller sense. But it's a page turner in that the characters are finely wrought (my favorite phrase), the descriptions are intoxicatingly detailed, the plot hums, and ultimately I just cared so much about what happened.It is a story about a mother and a daughter living in a small town in New England, and what happens one fateful spring/summer just before the daughter's 16th birthday. Like Shriver's books and other authors I love, Strout writes about emotions and interactions with exquisite detail. She observes EVERYTHING. She captures those micro-emotions we feel in relationships and interactions. For example, in relating the daughter's budding romances, she describes how her interest in the man waxes and wanes during a single conversation -- based on what he is saying and how he responds to her. Her ear is also finely tuned to small-town relationships, and she skits gracefully between the dramas in many characters' lives, including minor ones. In several passages, she passes through the town -- like an omniscient bird -- relating what a schoolteacher and principal are doing in one house, while another town resident is contemplating suicide and a different town resident is sighing with resignation over the sad, but ordinary fate of her marriage.Very, very good book.
Do You like book Amy And Isabelle (2000)?
I'm with you on Strout's sense of humor, particularly tricky -- and valuable -- since the events in the story are often grueling. I admire her writing.
—Theresa
“Le vite umane, delicate come stoffa, potevano essere tagliuzzate capricciosamente dalle lame di momenti casuali di egoismo”: ho scelto questa espressione, usata dalla scrittrice stessa, per parlare di questo romanzo, che narra in modo intenso e appassionante la vita e le esperienze non emozionanti né speciali di un microcosmo femminile. Ecco la qualità particolare che ho apprezzato in questo romanzo: la capacità di narrare i piccoli moti quotidiani dell’anima, le attività e le esperienze della vita di ogni giorno con una intensità e immediatezza trascinanti. Donne che vivono in una piccola e sperduta cittadina della provincia americana, raccontate nella loro vita di tutti i giorni: figlie, madri, mogli, donne che lavorano, fanno sacrifici, allevano figli, soffrono. La narrazione si svolge in un periodo di tempo limitato, una soffocante estate americana, in cui eventi apparentemente insignificanti sconvolgono le vite delle protagoniste: e così Amy, adorata figlia sedicenne di Isabelle, fa un incontro che cambierà la sua vita e quella di sua madre, trasformandola da innocente bambina in adolescente inquieta e pronta a spiccare il volo; Isabelle, grazie agli eventi di quell’estate che rimarrà indimenticabile, riuscirà finalmente a superare il proprio passato, tenuto ben nascosto, e ad affrontare il futuro; così come le vite delle altre protagoniste, ognuna con i suoi problemi, le sue difficoltà quotidiane, che ad un occhio superficiale possono apparire come persone arrivate e soddisfatte della propria esistenza, tutte vengono fatte a pezzi dalle lame della vita, che colpiscono quando meno lo si aspetta. “Ma che ci potevi fare? Solo tirare avanti. La gente tirava avanti; lo faceva da migliaia di anni”.
—Sandra
This story could have ended halfway through and I would have been content with that. Instead, it went on, way past where I would have expected it to end, and each additional page felt like some secret reward. Strout writes deliberately and without trite language. She's able to masterfully capture the feel of both the single mother and her sordid past as well as the teenage daughter and her sexual awakenings. While predictable in spots (I knew that Isabelle would eventually reveal her past and that it would be somewhat identical to that of her daughter's present), there were a number of twists that were not foreseen (or, rather, a number of false predictions). The final scene between Amy and Mr. Robertson was typical, yet still (I typed stiff, LOL) fresh enough that I had to read it twice before deciding to read it once more. And while teacher-student relationships are wrong, I still found myself hoping that this one would be different, sort of similiar to Amy's slight obsession.Strout incorporates the New England summer well, presenting it almost as its own character, alongside the small town snobs and busybodies that surround the tangibly difficult relationship between mother and daughter. Amy, in high school, is already at odds with her mother, as well as the world. It isn't until the new teacher takes a special interest in her that Amy blooms (trite as that may sound, it's true). Isabelle grapples with wanting to destroy her daughter, thus ending the possibilities of continually repeating the same pattern, and embracing the child she can still see in her daughter.Things that I expected to happen but didn't:Amy and her pregnant friend experimenting sexually.Mr. Robertson being the local killer.Amy and Paul driving off in search of Mr. Robertson.Mrs. Robertson murdered by Amy or Mr. Robertson.Isabelle to turn into Carrie's mom, or Sibyl's mom or Mommie Dearest.Amy to commit suicide, Stacy to then take Amy's place with Isabelle.As I read it, I tried to visualize the characters, cast the movie based-on-the-book, if you will. For Fat Bev, I imagined the housekeeper from Two and a half Men. Mr. Robertson would have been Ryan Gosling, Isabelle Toni Collette. I Googled the book (as I do for almost everything) and was briefly excited to find that a movie had already been made. Then I read the entry at IMDb and found myself awash with disappointment: Oprah Winfrey as executive producer? Elisabeth Shue as Isabelle? Some really old guy as the teacher--as if old teacher and young student isn't played out. I was tickled to find I'd appropriately cast Fat Bev, though. I would gladly read this again, but I'll pass on the made-for-TV movie.
—Heather