Come un disegno di EscherAvvertenze.Prima di iniziare questo romanzo, siete pregati di munirvi del seguente Book-kit:-Un vasto, quanto variegato campionario di espressioni facciali, da sfoggiare di pari passo con le molteplici emozioni di queste quasi 600 pagine. C'è di tutto, ma proprio tutto; dalla faccia angosciata a quella incredula, da quella divertita a quella intimamente commossa, da quella riflessiva a quella estasiata, e così via.- Google o Wikipedia a portata di mano.Il contesto politico e religioso di questa storia, se banalmente interpretato, produce una superficiale comprensione del testo, che può scaturire sì, in recensioni negative, ma avallate da tiepide argomentazioni legate all'anti-americanismo dell'autore, o all'effetto catechesi del libro. Viceversa, se letto con una sensibilità appena sufficiente,(che mi rendo conto non è cosa da tutti avere), fa l'effetto di voler andare oltre ciò che c'è scritto, e se si ha un computer vicino, fa venir voglia di documentarsi.-Ultima cosa, fondamentale, portatevi a casa un amico di vecchia data che al momento in cui chiudete il libro, vi prenda a schiaffi ripetutamente e vi dica con voce ferma e decisa: "RASSEGNATI!!-I-PERSONAGGI-DI-QUESTA-STORIA-NON-ESISTONO.-I-PERSONAGGI-DI-QUESTO-LIBRO-SONO-IRREALI.-I-PERSONAGGI-DI-QUESTO-ROMANZO-NON-SONO-VERI-E-NON-SONO-NEPPURE-I-TUOI-VICINI-DI-CASA.Per un effetto più convincente, badate a che il vostro amico sia dotato di abbondante dialettica, in modo da potervi consolare e allo stesso tempo riportarvi alla realtà della vostra banale e misera vita.Detto questo, dichiaro aperta la lettura.Nel mio caso, trattasi di una rilettura, fatta a distanza di nove anni dalla prima (implicito ringraziamento + applauso in onore della mia migliore amica, che oltre alla dedica stra-personalizzata ha pensato bene di scrivere bello in grande anche la data).All'epoca avevo trovato questo romanzo magnifico.Attualmente lo trovo oltre che splendido, corposo, struggente e profondo, e siccome non ho voglia di aprire il dizionario dei sinonimi e contrari, mi fermo qui, tanto avete capito. :)Il mio debito con Irving è lampante.E' come se nel 2002 mi fossi sfilata di dosso la mia sciarpa preferita, e gliel'avessi data in pegno. Ed è come se l'altro giorno ci fossimo incrociati per caso al bar e me l'avesse restituita. In un baleno riconosco la sciarpa, la trama larga e confortevole della lana, ricordo con precisione perché era la mia preferita. L'odore è sempre quello, il contatto della lana sulla pelle è il medesimo di allora, pungente quanto basta per ricordarmi che ce l'ho addosso.Se dovessi dare, in occasione di questa mia seconda rilettura, un altro pegno a Irving, gli darei un forte senso di arricchimento unito a una gloriosa soddisfazione, assolutamente certa che a una terza rilettura, le sensazioni mi verrebbero restituite intatte come adesso.Chi ha letto le mie recensioni nel tempo, saprà per esempio che ho una smodata passione per Haruki Murakami.Il tentativo di cercare di capire quale sia l'elemento comune che mi rende piacevole allo stesso modo il classicismo romanzesco di Irving, e la delicatezza orientaleggiante di Murakami, mi ha portato a fare una considerazione generale sugli scrittori.Esistono penne fortunate (veramente poche), che ti fanno innamorare.Ma è l'oggetto amato che fa la differenza.Murakami ad esempio , ti fa innamorare di sé.Ogni sua frase, è intrisa del suo modo di vedere le cose, della sua costanza e della sua logica fluida. Alla fine di ogni suo libro, vorresti sposarlo. Lui, non i suoi personaggi.Irving ti fa innamorare dei protagonisti dei suoi romanzi.A suo modo, è un piccolo Tolkien; manca solo che metta una cartina geografica all'inizio del libro e hai l'impressione che le storie che racconta, siano popolate da personaggi fisici, reali, che puoi andare a trovare seguendo, neanche tanto pedissequamente la cartina.In questo libro tutto torna.Per 590 pagine, si assiste al movimento perpetuo di miniature che sono causa ed effetto di altrettanti tasselli finemente cesellati.E' Irving stesso che svela a chi lo sa cogliere, il segreto della sua bravura:"Un buon libro è sempre in moto: dal generale al particolare, dalle parti al tutto e viceversa, avanti e indietro." (Pag. 316)Esattamente come con le scale di Escher. Un fluire continuo e circolare, ipnotizzante quanto basta per riuscire a crederci. Irving non lascia niente al caso.E se tutti, con un pizzico di fantasia, siamo bravi a inventare una trama complessa, ciò che eleva Irving e ne fa uno scrittore con gli attributi, è la sua capacità di contestualizzare la storia, proprio attraverso quelle farciture ecclesiastiche e politiche, che per i pressapochisti rallentano invece la lettura.Sono proprio i "paesaggi di sfondo" che impreziosiscono la storia.Sarebbe decisamente banale descrivere e raccontare Owen, un piccolo grande uomo che corre dietro il suo destino, "scontornato" dagli eventi del suo Paese. Sarebbe banale ma non lo è.Perché Irving gli ha donato l'arguzia e la sagacia di criticare la società in cui vive, con riflessioni che hanno la stessa profondità delle venature del granito a cui Owen è tanto legato.Senza pretendere di essere informati sui fatti passati o presenti, basterebbe ad esempio, saper cogliere la genialità dietro il paragone tra l'America e una diva come Marilyn Monroe."Lei era come il nostro Pese: non più tanto giovane, ma neanche vecchia; un po' avventata. Molto bella, forse un tantino stupida, forse più intelligente di quanto non sembrasse. Ed era in cerca di qualcosa, credo che volesse essere buona. Guarda gli uomini della sua vita: Joe Di Maggio, Arthur Miller, forse i Kennedy. Guarda quanto desiderabile era lei! Ecco cos'era: era desiderabile. Era spiritosa e sexy, ed era anche vulnerabile. Non era mai del tutto felice, era sempre un tantino sopra peso. Era proprio come il nostro Paese."Basterebbe saperne "vedere" la sempreverde attualità.Se io non vi dicessi che stiamo parlando di Marilyn e dell'America anni '60, poteste tranquillamente pensare che parlo dell'Italia, come di qualsiasi altro Paese sufficientemente in crisi tra storia e politica.Mentalmente ho persino provato ad applicare il parallelismo. Peccato che la prima faccia che mi sia venuta in mente pensando all'Italia, sia stata quella di Maurisa Laurito, sforzandomi quella della Ferilli.Ma ritornando a noi, lettori attenti, e a Irving, sarebbe stato ugualmente banale raccontare della fede assoluta di un ragazzino stravagantemente intelligente, se lo scrittore non ci avesse fatto capire altrettanto bene, attraverso le parole di Owen, che a prescindere dal nostro essere credenti, atei, agnostici, o semplicemente distratti, l'insegnamento universale( come se non fosse già abbastanza schiacciante l'evidenza che il credere o il non credere in qualcosa, è una scelta che facciamo tutti i giorni, a seconda della convenienza), è molto più semplice.Cioè che "se ci tieni a qualcosa lo devi proteggere. Se sei tanto fortunato da trovare un modo di vita che ami, devi anche trovare il coraggio di viverlo."E quindi, alla fine, quante stelline si possono dare a un libro del genere? Ovviamente, il massimo, qualunque esso sia; il massimo più una. Che idealmente con l'anima in ginocchio dedichiamo al piccolo grande Owen.Owen e il suo senso dell'amicizia.Owen e l'amore dietro le parole.Owen e la memoria dei sentimenti altrui.[Noce Moscata e l'overdose da Owen]Owen e i dubbi che lo rendono umano e più vicino a Dio.Owen e la sua fede.Owen dopo la fine di tutto.Owen dopo la fine del libro.Owen che manca come l'aria.[Noce Moscata e l'astinenza da Owen]Non posso che augurarvi Buon Owen a tutti.Non vi preoccupate se non sono rose e fiori.Probabilmente sarà granito, e quindi, fortunatamente, "ad imperitura memoria".
I am doomed to remember this beloved novel, which begins with one of the best opening sentences: I am doomed to remember a boy with a wrecked voice not because of his voice, or because he was the smallest person I ever knew, or even because he was an instrument of my mother's death, but because he is the reason I believe in God; I am a Christian because of Owen Meany. I read that sentence while browsing at my local library in the mid-90s and raced to check out this book, which I consumed within 48 hours—late at night, transfixed like a cobra by a fakir. I subsequently bought my own copy, which I re-read, marked up, and promptly placed on my altar bookcase. Was my encounter with John Irving random or by design? To anybody who has ever been physically maimed, or has lost a beloved parent while still a child, or has felt emotionally abandoned by another parent, or has been hurt by clergy, or has lost their dearest in an act of sudden doom, or if you have ever felt that you were disturbingly unique (both a blessing and burden)--this book might speak to you with humor, grace, and insight. John Wheelwright, from the perspective of middle-age, narrates the events of his 50's childhood in Gravesend, New Hampshire, with another boy, Owen Meany, a best friend and a misfit. John plays a supporting role to heroic Owen (a character inspired by Oskar in “The Tin Drum” by Gunter Grass), who has stopped growing but has a wise heart. Owen is an outcast not only for his physical disabilities but because he declares: “I AM GOD'S INSTRUMENT.” (Irving uses all-caps throughout for Owen’s dialogue, reminiscent of the way some Bibles use red for the words of Jesus.) Indeed, readers will observe perhaps 20 Christological references related to Owen’s story and character. John, seemingly cursed with bad luck, is on a quest to find his unknown father (and, by extension, his spiritual father). Instead, he gets Owen, a kid who tries to teach him that "coincidence was a stupid, shallow refuge sought by stupid, shallow people who were unable to accept the fact that their lives were shaped by a terrifying and awesome design.” Owen feels like he has been called to some grand destiny. (But it’s not the event depicted in the film “Simon Birch,” loosely based on this book.) Owen is a gadfly to Rev. Louis Merrill, the doubt-ridden Congregational minister. To others who dismiss Christians as a group due to the actions of some of its leaders, Owen replies, “JUST CAUSE SOME PREACHER'S AN ASSHOLE, THAT'S NOT PROOF THAT GOD DOESNT EXIST!”This book is a gentle companion for those stranded on the faith-doubt divide. John describes his predicament, “As for my faith: doubt one minute, faith the next sometimes inspired, sometimes in despair.” John’s faith is "a church rummage faith--the kind that needs patching up every weekend." But Owen responds that John’s mustard-seed faith is enough-- "FAITH TAKES PRACTICE," he encourages. Indeed, Owen bestows wisdom beyond his years (like Jesus in the temple with the priests). Whenever anyone speaks dishonestly, Owen cries, "YOU KNOW WHAT THAT IS? THAT'S MADE FOR TELEVISION THAT'S WHAT THAT IS." Describing the indifference of his fellow Americans, Owen laments: "THE ONLY WAY YOU CAN GET AMERICANS TO NOTICE ANYTHING IS TO TAX THEM OR DRAFT THEM OR KILL THEM." The novel indirectly celebrates book-love. Certain characters refer to books as if they were “shrines and cathedrals of learning that television had plundered and then abandoned.” In addition to the influence of Gunter Grass and Charles Dickens, the plot is inspired by “The Scarlet Letter.” At the end, one of the characters says, “Not much else has happened to me. I'm a churchgoer and a schoolteacher. Those two devotions need not necessarily yield an unexciting life, but my life has been determinedly unexciting; my life is a reading list. I'm just a reader.” But then, he remembers the words of Owen: READING IS A GIFT. IT DOESNT MATTER WHERE YOU LEARNED IT, IT'S A GIFT. IF YOU CARE ABOUT SOMETHING, YOU HAVE TO PROTECT IT. IF YOU'RE LUCKY ENOUGH TO FIND A WAY OF LIFE YOU LOVE, YOU HAVE TO FIND THE COURAGE TO LIVE IT. Serious readers are doomed to serious change and challenge. I am just a reader, but I have found that “the reading life” takes a soldier’s courage to persevere, so with gratitude, I accept the gift of reading as a consolation for the vicissitudes of life. It doesn’t matter where this gift came from. Fate or chance, I accept the gift of this reading life with gratitude. August 20, 2013
Do You like book A Prayer For Owen Meany (1990)?
Much like Garcia Marquez's Vivir Para Contarlo, this book took FOREVER, and I sometimes felt embarrassed to have been carrying it around for weeks. I felt obligated to apologize to people: "I swear I'm a fast reader! I've just had a lot of work to do, and... this fucking thing is 550 pages!" Somehow, though, it never felt that long. It never felt tedious, I mean; it felt long in the sense that it seemed I had known Owen and Johnny forever. It felt long in that the passage of time was steady and purposeful, never choppy, but never sluggish. In these 550 pages, I became introduced to a world so rich and so comic that I felt entirely a part of it, familiar with every character and every nuance.I had seen Simon Birch when I was 8 or so; I remember being horrified because one of the boys says, "You look like shit," and I had never heard the s-word in a movie before. I found out the movie was based on this book before I started reading it, and throughout the first half, scenes from the movie kept flashing into my head. As the book progressed, though, the story changed entirely and lost a lot of what made it so powerful.The religious part of this book, I'll admit, was nearly lost on me - that is to say, I understood and appreciated the language, but I am so entirely unfaithful, so entirely non-believing, that a good chunk of the book's theme was just unrelatable for me. Still, Irving presented Owen's (and later, Johnny's) beliefs in such a compelling, sincere, and apolitical way that I couldn't help but be admiring of their faith rather than cynical.Further, the political themes in this novel were SO compelling that everything else had been awful, it still would have been a masterpiece. Reading Owen Meany's assessment of Kennedy: "I THINK HE'S A KIND OF SAVIOR... HE'S GOT SOMETHING WE NEED", his hope and optimism and belief in a better government, was incredibly resounding after Obama's election. It's a bit sad, too; the optimism for Kennedy obviously didn't pan out, and one can only hope that the cyclical nature of poor government doesn't continue. This cyclical nature is painfully evident in the narrator's complaints about the Vietnam war and later, the Iran-Contra scandal - he laments a government so willing to put boys in an unjust war, so willing to lie to its people. Obviously, things have not changed at all. But like Owen Meany, I will have faith in something - in this case, faith that things will get better - even if there is no evidence to support it.
—Jil
I initially read this novel in high school and fell in love with the story of two best friends. I am always curious to find out how I feel about a book re-reading it more than 10 years later. I still felt connected to little Owen Meany and the adventures he shared with Johnny Wheelwright.Two best friends growing up, Johnny shares their stories growing up and chronicles the life of Owen Meany. Johnny tells the reader how impactful Owen was, while alternating between the past (60's) and present (80’s). He incorporates feelings and current events of both eras, including religious and political tones. I felt that this is a perfect snapshot of how it would have been growing up in this era. Irving does a brilliant job creating and crafting these characters. In fact, he draws them so full circle, that I became emotionally attached, for the second time. By the end of the book, even though you know the ending is inevitable, you still pray with Johnny to let Owen come back…The only downside to this for me was at times, the political/religious agenda was a little too detailed. I think the book could've been slimmed down and still been just as effective.
—Britany
"A Prayer for Owen Meany" was the first present my wife ever gave me. This was 20 years before she became my wife. We were good friends and roommates back then and neither of us had any idea that we would get married so many years later.I valued her sense of books but I never understood why she liked John Irving so damn much. I'd read "The World According to Garp" and been impressed with it. Sure. But I found Irving's style too much like Dickens--the writer my mother had pushed on me for too many years.So I started "A Prayer for Owen Meany" out of a sense of duty. Yet after the hundred page mark I got it. And I finished the book with a true sense of appreciation. Irving has an astounding talent for telling a story in multiple time frames all at once. The plot of the novel unravels in the present and in the past but both are moving targets. By the end of the book we the readers have gone over the same events many times, new details and fresh observations added each time. We relive what is happy and what is sad. We anticipate deaths and we experience memories that are fond and memories that haunt. Irving's mastery of this technique ranks right up there with the aforementioned Dickens and the modern master Kurt Vonnegut. This is such an effective way to get to know characters because it's how we get to know people in real life. We're introduced to someone new, we get to know a little about them. Then we see them go through a hard time that prompts them to share a story from their past. And slowly we piece their entire life together as they become a lover, a spouse, a dear friend.John and Owen become our dear friends as we experience this special book.The historical background to the relationship of these two is fully drawn. There are questions of faith and challenges of politics. But I don't find preaching or forced re-education on the pages.I enjoyed "A Son of The Circus" almost as much but no other Irving book since has had the same effect on me.Carac
—Carac Allison